La storia dello stadio non è quella di una comune opera pubblica abbandonata, ma rientra in un contesto di cause politiche ed economiche. La sua costruzione, infatti, coinvolse diversi soggetti appartenenti alla classe politica, al mondo degli affari e anche a presidenti di importanti società di calcio italiane. Si decise di investire in questa area con l'idea di sfruttare la posizione centrale del Comune di Avella rispetto alle città di Napoli ed Avellino, le cui squadre militavano all'epoca nella Serie A di calcio. Sfruttando la possibilità di avere una struttura alberghiera nelle immediate vicinanze, si pensò di creare un luogo dove ospitare le squadre in che venivano in trasferta a sfidare le due campane, offrendo loro la possibilità di alloggiare e di avere un campo per gli allenamenti di rifinitura. Lo stadio fu costruito tra gli anni '80 e '90 con l'idea di realizzare una struttura moderna, dotata di una pista d’atletica e spogliatoi collegati al campo tramite tunnel sotterranei. Tuttavia, con l'esplosione del caso Tangentopoli, la coesione tra i soggetti coinvolti nella sua costruzione venne meno, il progetto si fermò ed iniziò il lungo declino. Il campo è stato alla fine utilizzato dalla società di calcio di Avella, ma né le tribune né gli spogliatoi hanno mai ottenuto l'agibilità nonostante negli anni siano stati effettuati interventi di ristrutturazione. Il Comune alla fine ha approvato la demolizione, ma non dispone dei fondi necessari per attuarla, e tutto rimane congelato nel tempo.
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