Ex cementificio di avella

La struttura della fornace cosiddetta“in elevato”, diffusa nel tardo Ottocento e all'inizio del Novecento, costituisce una testimonianza di archeologia industriale per la zona di Avella e il suo territorio circostante. Quest'area è ricca di roccia sedimentaria, da cui la produzione di calce è stata sempre una presenza costante. Ancora oggi si possono trovare tracce calcare per la calcinazione sul suo territorio. La fornace è costruita adiacente alla falda da cui viene estratta la materia prima. Il materiale viene frantumato e poi inserito nella fornace, dove viene riscaldato a temperature comprese tra 900 e 1100°C. Attraverso questo processo di cottura, il calcare si trasforma in calce viva, che successivamente viene spenta aggiungendo acqua, trasformandola così in calce spenta o aerea. La produzione di calce si interruppe intorno agli anni '50, probabilmente a causa di problemi di natura economica, ma anche perché le esplosioni necessarie per rompere la roccia rischiavano di danneggiare i resti del castello longobardo situato in cima alla collina, non molto distante dalla cava.
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